- Marcos il nuovo Che Guevara? - Messico sull’orlo della guerra civile; la rivolta dei Maya

Pubblicato il da Eurus - il vento del Sapere

La situazione in Messico è davvero critica. La guerra civile sembra l’unica risposta alle tante domande fatte e non ascoltate. Alle proteste in piazza si sono sostituiti i suoni sordi dei Kalashnikov che sembrano l’unica possibilità per ottenere attenzione dei potenti che se in percolo di morte sembrano interessarsi della povera gente che mantiene i loro lussi. Sembra ancora, una volta, che la "Teoria del Vaso" si sia concretamente realizzata.

La situazione può solo degenerare, migliaia di Indios sono ridotti allo stremo e dall’altro lato pochi godono del sacrificio delle masse. Per trovare conferma di ciò basti pensare che giudici corrotti si sono appropriati delle terre dei contadini costringendoli a vagare nella giungla. Inoltre i bambini hanno ottime probabilità di non festeggiare il loro quinto compleanno perché potrebbero essere stroncati da malattie banali come l’influenza, il morbillo o la diarrea. In compenso però il governo messicano ha stanziato  11 milioni di dollari per la costruzione di un gigantesco teatro, non solo è stato costruito un importante aeroporto che però a causa della nebbia è chiuso 200 giorni l’anno. E per finire il generale Castellanos appassionato della pallacanestro ha fatto costruire 3700 campi da basket uno sport per giganti in un paese dove la statura media della popolazione è di un metro e sessanta. Tutto questo quando mancano scuole, ospedali e strutture di prima necessità. Tutto ciò che per noi è normale lì è una speranza tutto ciò che noi troviamo abitualmente per loro è solo un lontano miraggio. Come si può rimanere indifferenti a tutto questo, come si può non reagire, come si può far finta di niente e chinare il capo dimenticando tutto e tutti. Questi potrebbero essere stai i primi pensieri che hanno spinto Insurgente Marcos a reagire e a lottare per difendersi e per tutelare i diritti basilari di ogni persona. E' impossibile, infatti, parlare dell’ EZLN senza soffermarsi sul suo capitano il Subcomandante Marcos.

Come egli stesso ha dichiarato per fare il comandante servono due cose “ culo e carisma”. Il carisma lo ha guadagnato sul campo di battaglia quando solo insieme a quattro suoi compagni si diresse nell’Alto del Chiapas bruciando tutti i ponti alle sue spalle. I cinque compagni di ispirazione marxista volevano far nascere nella popolazione indigena il desiderio di insurrezione verso la casta che li opprimeva proponendo gli schemi classici della rivoluzione di Cuba e del Vietnam. La cosa non fu facile ma Marcos riuscì ad adattare la sua vita a quella dura della montagna e fu attratto dalla magia e dalla cultura dei Maya e in breve tempo grazie anche al suo carisma riuscì ad ottenere la loro totale fiducia diventando il comandante della rivoluzione degli indigeni. In questo modo nacque nel Messico il primo movimento rivoluzionario del terzo millennio. L’EZLN iniziò la sua missione con la conquistare alcuni villaggi a colpi di Kalashnikov e dopo qualche morto e qualche villaggio strappato all’esercito locale si ritirò proponendo delle manovre politiche geniali che gli conferirono un’autorità morale elevatissima (punto di forza del movimento rivoluzionario).

La notte del 1° gennaio 1994 l’esercito zapatista, sotto il comando militare di Marcos, attaccò con le armi San Cristóbal de Las Casas, ex capitale del Chiapas, e altre cinque città, conquistandole dopo combattimenti sanguinosi. Nel municipio di San Cristóbal crivellato di proiettili, il portavoce designato dall’EZLN a parlare con i giornalisti era un comandante indigeno sulla cinquantina, un certo Felipe, che però parlava a malapena lo spagnolo, ma li nella piazza vi era per caso il comandante Marcos. E’ proprio in questa occasione che Marcos rilasciò la sua prima intervista; era coperto da un passamontagna nerissimo che si strappava con un foro rettangolare solo negli occhi mentre un debole taglio orizzontale faceva comparire la sua bocca che fu subito coperta da una grossa pipa marrone. Questo è infatti l’abbigliamento classico di Marcos accompagnato da una divisa militare, due striscie di cartucce e il suo Kalashnikov. Erano le otto del mattino è stava nascendo una nuova leggenda. In questo modo il subcomandante Marcos o il Sup come lo chiamano i suoi uomini era apparso per la prima volta sulla stampa nazionale e internazionale.


Adesso la battaglia di Marcos arriva anche sulla rete per essere da tutti ascoltata, e per poi condividerla o ripudiarla.
Shur Destiny     

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